La telefonata di Berlusconi a Floris : infortunio o abilità comunicativa?
Ieri sera a Ballarò Berlusconi si è esibito in una telefonate delle sue. Repertorio collaudato : servizio mistificatorio, fate parlare i vostri poi cambiate argomento, io non ho detto quello che ho detto nel filmato, tutta colpa della sinistra, click e fine della telefonata. Domande accettate? Nessuna. Alla faccia del contraddittorio da lui sempre richiesto a trasmissioni “scomode”. ‘Video BERLUSCONI VS FLORIS
Maleducazione? Forse. Tentativo maldestro di negare quanto appena mostrato da un filmato che demolisce sue precedenti affermazioni propagandistiche? No. Grande abilità nella comunicazione da parte di Berlusconi? Certamente.
Il vero obbiettivo del Leader Supremo non era quello di convincere la platea degli avversari politici, quanto quello di ricompattare la curva sud dei propri tifosi. L’uomo di Arcore ha di nuovo messo al lavoro la dissonanza cognitiva di quei pochi del Popolo dell’Amore che, invece di seguire il Grande Fratello, guardano Floris. (Sul concetto di dissonanza cognitiva si veda il precedente post La pancia di Severgnini).
Costoro – probabilmente scossi dall’immagine dei cumuli della monnezza napoletana che contrastano con le dichiarazioni del Leader Supremo (metteremo le cose a posto in tre giorni, poi in dieci giorni; invece è passato più di un mese e stiamo peggio di prima) – prenderanno per buona la versione del Premier. E concluderanno con grande sollievo “meno male che Silvio c’è”.
Dicevamo nel post prima citato che la minimizzazione della dissonanza cognitiva produce una sorta di “cecità localizzata” in molte persone. Questa è una delle chiavi del successo elettorale di Berlusconi e che Severgnini, nel suo recente volume su “La pancia degli italiani”, a nostro avviso non ha sufficientemente chiarito.
Vorremmo mettere in evidenza un’altra tecnica usata dal Nostro per catturare il consenso politico, legata all’uso del “marketing” virale, una tecnica comunicativa sofisticata sempre più utilizzata nelle campagne pubblicitarie.
Dalle leggende metropolitane al marketing virale
Partiamo dalle leggende metropolitane. Le odierne leggende metropolitane, analogamente a quelle che animavano ieri il mondo mitologico e religioso, presentano come reali alcuni “fatti” che passano di bocca in bocca. O di computer in computer. In molti casi si tratta di episodi “FOAF” (“a Friend of a Friend says”), cioè riferiti da un amico di un amico in “viva voce” o tramite catene di S. Antonio via e-mail.
Sovente queste leggende sono scandalose oppure divertenti e ciò ne facilita la diffusione, dato che molte persone vogliono sorprendere, inorridire o divertire i propri conoscenti, come succede con la notizia di episodi tragici o con le barzellette. Chi si fa veicolo di una leggenda metropolitana non è necessariamente in malafede, ma è spesso inconsapevole vittima della leggenda che contribuisce a diffondere.
Del resto queste storie hanno un certo margine di verosimiglianza e vengono arricchite di particolari per aumentarne la credibilità. Dettagli tuttavia che si accompagnano sovente a fonti e dati generici.
Molte di queste leggende sono innocue, altre volte provocano seri danni economici, vedi quelle relative a Mc Donald’s e Coca Cola, o alimentano stereotipi sociali negativi, come la diceria che narra che i Rom segnalerebbero con particolari codici le abitazioni da svaligiare.
In altri casi, leggende metropolitane e dicerie vengono usate come sotterranei strumenti di lotta politica. Per esempio qualche anno fa Rutelli, allora sindaco di Roma, aveva introdotto il pagamento della sosta per limitare il traffico urbano, suscitando malumori presso alcune categorie di cittadini. Subito aveva preso piede la diceria che Barbara Palombelli, la consorte di Rutelli, era la proprietaria della società che gestiva i parcheggi a pagamento. Il particolare che tendeva a dare veridicità alla cosa era il supposto coinvolgimento di Maria de Filippi, la conduttrice di “Amici”, che avrebbe agito in combutta con la sindachessa.
La diceria ha continuato a circolare per molto tempo, nonostante le smentite e le querele presentate in tribunale dalla Palombelli contro ignoti. D’altro canto la STA, la società romana di gestione dei parcheggi, è interamente di proprietà comunale e non può fare capo a privati. Questo particolare veniva però completamente taciuto dalla diceria, che ne avrebbe rivelato la natura di pura “bufala”. Al contrario, la diceria è stata opportunamente riesumata in occasione delle elezioni 2008 per il sindaco di Roma, quando Rutelli è stato sconfitto da Gianni Alemanno.
Il marketing virale come strumento di consenso politico
Dicerie e leggende metropolitane usano gli stessi principi del “marketing virale”. Questo affianca alla tradizionale comunicazione su TV o su carta stampata, quella ancor più convincente della “testimonianza” di un amico o di un conoscente, che si propaga di bocca in bocca come un virus influenzale.
Un efficace spot in TV potrebbe farti apprezzare un’automobile; ma se te la consiglia il tuo meccanico o il tuo vicino di casa che ti dice di averla provata, anche se non è vero, è molto probabile che tu finisca per acquistare proprio quella.
In politica, se dichiaro che “evadere le tasse gravose è giusto” fornisco un comodo alibi morale a determinati gruppi sociali e alla loro infedeltà fiscale. Otterrò in cambio non solo il loro consenso elettorale, ma anche un efficace comportamento “propagandistico” nei miei confronti.
In fin dei conti, come ci ricordava Marcello Marchesi, perché si dovrebbe denunciare il reddito dopo tutto il bene che ci ha fatto?
Otterrò consenso politico, anche appoggiando le posizioni di una potente confessione religiosa, come per esempio quella cattolica, e le concedo magari privilegi economici (no a eutanasia, fecondazione assistita, pillola del giorno dopo, da un lato; otto per mille, finanziamento alle scuole cattoliche, nulla osta della curia vescovile cattolica per i docenti di religione, dall’altro). Se poi frequento escort e minorenni, e bestemmio, troverò sempre un vescovo come monsignor Fisichella che invita a “contestualizzare”. E poi c’è sempre la confessione che risolve tutto di fronte a Dio e agli uomini.
Significativa la battuta di Corrado Guzzanti all’ultima trasmissione “Vieni Via Con Me” : dopo la concessione da parte del Governo di 240 milioni di euro alle scuole privata (quasi tutte cattoliche) sottraendoli alla scuola pubblica, la Chiesa ha dato al Premier un bonus di tre scandali a fondo sessuale e bestemmia libera fino al 2012.
In parole povere : se ho l’accortezza di farmi “amiche” le categorie che hanno molti contatti sociali (tassisti, bottegai, baristi, artigiani, farmacisti, preti e suore) queste si faranno promotrici, interessate o inconsapevoli, delle dicerie e degli stereotipi culturali che mi favoriscono. Ciò si tradurrà in un vantaggio consistente sui miei avversari politici.
Mettendo in giro di proposito alcune dicerie si cerca di alterare le regole del gioco, sul piano politico oppure su quello economico, per ottenere vantaggi o penalizzare la concorrenza.
Le dicerie fatte volutamente circolare da una parte e dall’altra, durante la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda, facevano parte di quella guerra psicologica che poteva fornire vantaggi importanti ai contendenti. In passato, per contrastare le eresie, anche la Chiesa Cattolica ha fatto circolare dicerie, per esempio contro i Catari, che venivano fatti passare per adoratori del demonio sotto le spoglie di un gatto nero.
In conclusione, al di là degli usi più o meno leciti o strumentali cui possono prestarsi, le leggende e le dicerie moderne riflettono ancora una volta la propensione dell’uomo a produrre, credere e diffondere creazioni fantastiche per soddisfare suoi bisogni e interessi più o meno inconsci, per esorcizzare le proprie ansie o per confermare degli stereotipi. Il tutto in coerenza con quel principio di “minimizzazione della dissonanza cognitiva” di cui parlavamo sopra e che, alla prima occasione, viene sfruttato dai venditori di fumo della pubblicità e della politica.
E in questo tipo di “marketing virale” Berlusconi non ha rivali in Italia.